Fibbia (2’739 m)
Rivista 156 – Luglio/Agosto 2017
Fibbia (2’739 m)
Le rose in un mare in tempesta
Di Ely Riva
La Valletta del Ri di San Gottardo con il Ri della Valletta e il Ri della Fibbia sono circondati da una catena di montagne che in senso antiorario si presentano così: Cima 2’582 m, Cima 2’656 m, Pizzo della Valletta (2’726 m), valico 2’643 m, poi segue la vetta più alta senza nome e quotata 2’758 m un enorme ammasso di sassi e massi sgretolati, la Fibbia (2’739 m) con a poca distanza il Poncione di Fieud (2’696 m) e infine, verso la Val Bedretto, la cima 2470 m.
Sul Monte Fibbia ci è arrivato Luigi Lavizzari il 15 agosto del 1849 e così lo ha descritto: “Il Monte Fibbia s’innalza 649 metri sull’ospizio e 2742 sul livello marino. Saussure salì questo monte nell’anno 1775; e due anni dopo, lo salì Rodolfo Schinz. Il primo parlando del vasto prospetto che di là s’apre, dice: “Di lassù ebbi il piacere di contemplare un immenso orizzonte, dovunque irto di monti; e sebbene si scoprissero sommità più elevate di quella ch’io occupava, pure non impedivano di liberamente estendere lo sguardo. Ma se l’occhio dello studioso ama di fissarsi su quelle rupi senza confine; s’egli a stento abbandona le attrattive di quello spettacolo; se, meditando sulle loro parti e sul complesso, anela a intravedervi qualche novella verità, bisogna confessare che ad un viaggiator vulgare quello spazio senza limite, ingombro di balze e nevi, presenta l’immagine d’un mare in tempesta a quasi d’un caos”.
E questo “caos” è da secoli noto per la sua geologia! Primo fra tutti il famoso “Granito della Fibbia” dove i cristalli bianchi di feldspato sono disposti in maniera quasi parallela… Ma per noi ticinesi la montagna è nota per avere prodotto uno dei più spettacolari cristalli al mondo, infatti la Fibbia e le montagne del massiccio del San Gottardo sono note fra tutti gli studiosi di geologia per i ritrovamenti delle famose e incredibilmente belle “Rose di ferro” con strutture lamellari concentriche di ematite, disposte come i petali di una rosa!
Anche l’Adularia, nel tipico habitus della Fibbia è un altro minerale di fessura particolarmente frequente nel granito della Fibbia.
Salendo alla vetta lungo la Valletta di San Gottardo si incontrano rocce dove è inclusa la Galena argentifera (la medesima che si è tentato di estrarre ai Laghetti della Miniera in Val Cadlimo) che è di età ercinica, quindi si è formata 300 milioni di anni fa quando iniziavano ad alzarsi le montagne d’Europa.
“L’area comprende numerose zone mineralogiche, con ritrovamenti di complesse paragenesi costituite da actinolite, adularia (nel tipico ed esclusivo Habitus della Fibbia), aeschinite, albite, anatasio, bazzite (minerale rarissimo a livello alpino), calcite, cabasite, clorite, fenacite, fluorite, ematite (sottoforma delle famose rose di ferro), eulandite, goethite, ilmenite, laumontite, muscovite, pirite, quarzo nell’habitus ticinese o prismatico (spesso con inclusioni di gas), rutilo, scolecite, stilbite, titanite, xenotimo (fra i ritrovamenti più spettacolari malgrado la piccola dimensione dei cristalli) ecc” (Markus Felber).
Nel Cantone Ticino la ricerca e la raccolta di rocce, minerali, cristalli e fossili è proibita senza autorizzazione su tutto il territorio cantonale ed è regolamentata dalla Legge Cantonale sulla Protezione della Natura.
Itinerario
Dal posteggio sterrato San Carlo (2’090 m) al Passo del San Gottardo che si trova all’inizio della Valletta del Ri di San Gottardo, si sale alla destra orografica del torrente fino ai Laghetti della Valletta del Ri di San Gottardo (2’386 m). E si continua verso Sud cercando il passaggio tra le pietre o seguendo una serie di ometti di sassi che mostrano il percorso meno impegnativo fino alla vetta della Fibbia (2’739 m) dove si trova un ometto e un pluviometro.